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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi 2010-01-02

Tv digitale terrestre, il bilancio di un anno

Speciale Digitale Terrestre

Gli italiani preferiscono la Tv digitale e il Dtt supera il satellite. Ambrogetti (DGTVi): "il satellite un'offerta accessoria"

Palazzo Chigi resta senza tv nel passaggio ai canali digitali

Digitale terrestre: lo "switch off" italiano fra i più veloci d'Europa

TivùSat e le altre, il satellite "free" tira in Europa

Tv digitale, "switch off" ad ostacoli. Altroconsumo porta in tribunale la Rai

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Dalessandro Giacomo

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2010-01-02

Tv digitale terrestre, il bilancio di un anno

di Gianni Rusconi

31 dicembre 2009

Speciale Digitale Terrestre

"Dai nostri archivi"

Gli italiani preferiscono la Tv digitale e il Dtt supera il satellite. Ambrogetti (DGTVi): "il satellite un'offerta accessoria"

Palazzo Chigi resta senza tv nel passaggio ai canali digitali

Digitale terrestre: lo "switch off" italiano fra i più veloci d'Europa

TivùSat e le altre, il satellite "free" tira in Europa

Tv digitale, "switch off" ad ostacoli. Altroconsumo porta in tribunale la Rai

Il processo di migrazione al digitale terrestre è in corso e con esso il passaggio alla televisione multicanale e tematica. Volenti o no, la rivoluzione annunciata diversi anni fa è arrivata e tempo tre anni – fine 2012, data ultima per completare lo spegnimento del segnale analogico - interesserà tutti gli italiani. Il bilancio del 2009, stando a quanto dicono istituzioni (soprattutto) e operatori, è in attivo ma le polemiche non sono certo mancate: per i problemi lamentati dagli utenti al momento dello switch off, per la guerra fra Sky e Mediaset, per l’oscuramento dei canali satellitari Rai sull’emittente di Rupert Murdoch, per la questione dei decoder (troppe le tipologie di ricevitori in offerta, spesso troppo complessi o scadenti, in attesa del ricevitore universale). L’anno che finisce, e questo è però indiscutibile, ha comunque rappresentato una svolta nel percorso di transizione al digitale terrestre del sistema televisivo italiano. A confermarlo sono i numeri: due famiglie italiane su tre (il 62%, per complessive 14 milioni di case e 36 milioni di persone) dispongono di un ricevitore Dt nella residenza principale, il 30% della popolazione è all digital (l’Italia è prima in Europa in questa classifica), si sono venduti oltre 2,7 milioni di decoder in un solo mese (ottobre 2009), il 25% di share dell’audience televisiva è ormai appannaggio (il dato di riferisce a novembre) dei canali del Dt e la quota della Tv analogica è al di sotto della soglia del 60%. Anche il numero, 990mila, di chiamate al numero verde del call center istituito dal Ministero dello Sviluppo Economico – Dipartimento per le Comunicazioni per richieste di informazioni e assistenza alla sintonizzazione di Tv e decoder danno l’idea di quanto la rivoluzione digitale abbia impattato sulla vita quotidiana di moltissimi cittadini italiani. Mettiamoci infine anche il fatto che gli abbonati a Sky, che al digitale terrestre guarda eccome (vedi il lancio della "chiavetta" per accedere ai canali del Dt direttamente dal decoder satellitare), sono circa cinque milioni e costituiscono circa il 15% degli utenti attivi ed ecco che il quadro di un Belpaese ormai votato al verbo della "nuova" televisione è praticamente completo.

Oltre 24 milioni di decoder venduti dal 2004

Nel bilancio di fine anno ci sono inoltre altri dati che meritano una riflessione. Per esempio quello che stima a circa 82mila i contributi statali di 50 euro erogati dal Dipartimento per le Comunicazioni alle fasce deboli per l’acquisto di un decoder interattivo attraverso i 949 rivenditori accreditati. Considerando l’enorme domanda degli scatolotti digitali - secondo gli ultimi dati elaborati da Makno a novembre si è arrivati a un parco installato di 20,7 milioni di unità – è facile intuire come solo una minoranza di consumatori (e 30mila di questi sono abitanti della Campania) abbia beneficiato del sussidio governativo. Tanto più che, mediamente, due terzi dei decoder acquistati sono esterni, mentre solo il 30% circa sono integrati nel televisore. Altro dato che induce a pensare a una "anormale" corsa all’acquisto è il numero totale di ricevitori Dt venduti dal febbraio 2004 a oggi: oltre 24 milioni, di cui poco meno del 60% esterni. Quanti di questi sono via via divenuti obsoleti in relazione ai cambiamenti intercorsi a livello di standard di trasmissione?

Il programma degli switch off 2010 e la "scommessa" Tivù Sat

Completata da settembre in avanti la completa transizione al digitale di Valle d’Aosta, Piemonte Occidentale, Trentino Alto Adige, Lazio e Campania, il piano di switch off interesserà nel nuovo anno Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria e Piemonte orientale. Per tutte le regioni e aree rimanenti lo spegnimento definitivo del segnale analogico avverrà fra 2011 e 2012. Se tutto procederà come da programma il 70% della popolazione italiana, alla fine del dicembre prossimo, sarà raggiunta dalla Tv digitale terrestre. Molto dipenderà, osservano vari addetti ai lavori, da come la Rai riuscirà a garantire la copertura del segnale per i suoi 13 canali anche nelle aree impervie. La scommessa di Tivù Sat, la piattaforma satellitare gratuita (costo del decoder a parte) varata in agosto da viale Mazzini con Mediaset e La 7 per consentire a chi non riceve il segnale di vedere i canali in chiaro del digitale terrestre via satellite, al momento sembra essere stata vinta. Le smart card vendute a produttori di decoder e di televisori sono state circa 600mila e si stima che oltre mezzo milione di decoder certificati Tivù Sat siano stati portati sul mercato. Quanto al numero di effettive attivazioni, i portavoce della nuova società avevano diffuso a novembre dati secondo cui queste erano mediamente nell’ordine delle 1.000 al giorno: resta ora da vedere se il trend sarà confermato anche per i prossimi switch off, se la qualità del servizio è quella promessa e se – fattore non trascurabile – gli utenti non seguiranno strade alternative, Tv satellitare "free to air" in primis.

I problemi aperti, canali e frequenze

Sebbene il processo di digitalizzazione prosegue di buon ritmo, restano però aperte ancora alcune questioni spinose quali il sistema di numerazione dei canali, l’assegnazione delle frequenze, l’assistenza e l’informazione ai consumatori post switch off. Sulla prima pende l’istruttoria aperta lo scorso 19 novembre dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom), la seconda chiama in causa normative comunitarie: entrambe materie che sfuggono a milioni di utenti televisivi italiani. A questi interessa che il passaggio al digitale terrestre sia il più possibile indolore: per entrare nella dimensione della televisione a pagamento, interattiva e tematica c’è tempo. L’importante è non trovarsi dall’oggi al domani con lo schermo nero e la scritta "mancanza di segnale".

31 dicembre 2009

 

 

 

 

TivùSat e le altre, il satellite "free" tira in Europa

di Gianni Rusconi

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14 dicembre 2009

La Tv digitale che verrà, fra piattaforme on demand e "over the top Tv"

Copertura, contenuti, tecnologia: ecco perché il satellite "free to air" piace

Guida alla scelta del flat tv

Tivusat, il decoder per chi non vede il digitale terrestre

Speciale tv digitale

Circa 70 milioni di abitazioni raggiunte, più o meno. Questa l'attuale livello di penetrazione della Tv digitale satellitare in Europa, con l'Italia che deve cancellare il dato relativo alla presenza dell'analogico di fine dicembre 2008, quando la televisione di vecchia generazione era la prima (spesso unica) scelta per il 48% delle famiglie. Il conteggio aggiornato a inizio anno - nel mezzo ci sono stati gli switch off di Sardegna, Valle D'Aosta, Piemonte, Trentino Alto Adige e Lazio – parlava infatti di circa 12 milioni di abitazioni servite da una delle piattaforme digitali e in testa c'era il satellite con 7,4 milioni di unità, davanti a digitale terrestre (4,1 milioni) e IpTv via Dsl o fibra ottica, con sole 610mila connessioni attive. Oggi, per lo meno in Italia, la Tv terrestre ha fatto il pieno di utenze ma su scala europea uno dei fenomeni emergenti è quello dell'offerta satellitare "free to air", cresciuta nel 2008 a ritmi più sostenuti rispetto alla Tv a pagamento e forte di un "parco installato" di oltre 30 milioni di case (Germania, Regno Unito e Italia i Paesi a più estesa diffusione del fenomeno) attrezzate con apposito decoder e parabola. Tecnicamente definita con l'acronimo Dbs, Direct broadcast satellite, o Bss (Broadcasting Satellite Service secondo la definizione utilizzata comunemente dall'Itu, International Telecommunications Union), l'offerta "free to air" è già ben nota a una larga fetta di utenti continentali: 10 milioni di abitazioni inglesi e 12 milioni di case tedesche hanno infatti la possibilità di sintonizzarsi su circa 160 e 100 canali digitali rispettivamente grazie ad apposito ricevitore a tecnologia Dvb (Digital video broadcasting). I nomi degli operatori sono quelli di FreeSat (joint venture fra BBC e ITV) e di Sky Deutscheland mentre in Francia il verbo della Tv satellitare gratuita è portato avanti da TNT Sat e Fransat. Oltreoceano il fenomeno è meno sentito ma in Nord America sono un centinaio i canali free to air resi disponibili fra Stati Uniti, Canada e Messico attraverso da Galaxy 25. Rimanendo in Europa, la Spagna dovrebbe spingere l'acceleratore sul satellite a partire dal 2010, contestualmente allo spegnimento delle trasmissioni analogiche, e per quanto riguarda l'Italia la prima e finora unica emittente satellitare free to air a trasmettere su scala nazionale è Tivù Sat, la piattaforma gratuita nata per volere di Rai e Mediaset e l'adesione di Telecom Italia Media quale proprietario de La7. Il numero di tessere che abilitano a ricevere i canali del digitale terrestre in chiaro nelle aree dove non c'è copertura del segnale è in forte crescita e stando ai dati forniti da Tivù se ne attivano oltre un migliaio al giorno. Vuoi perché lo switch off ha interessato alcune delle regioni più soggette a "buco" della rete terrestre, vuoi perché il numero di decoder compatibili con la piattaforma introdotti sul mercato è in aumento (ai modelli di Humax e Adb si è aggiunto il TS9000 di Telesystems e a dicembre ne arriveranno altri di altre marche) la risposta del mercato sembra più che buona. Il problema del decoder – per TivùSat ne serve uno apposito, mentre la posizione orbitale è la stessa, Hot Bird a 13 gradi Est, delle altre piattaforme satellitari – può comunque creare qualche ostacolo e quindi la possibilità di ricorrere a una soluzione "free to air" (leggermente più costosa ma anche più ricca di canali) rimane più che mai una valida opzione.

14 dicembre 2009

 

 

 

Gli italiani preferiscono la Tv digitale e il Dtt supera il satellite. Ambrogetti (DGTVi): "il satellite un'offerta accessoria"

di Gianni Rusconi

21 gennaio 2009

Bernabè: "Non cederemo La7, ma il futuro della tv è online"

La DGTVi a convegno, si discute del futuro del digitale terrestre

SPECIALE / Digitale terrestre, la tv che cambia

In un settore che aspetta il definitivo ribaltone fissato per il 2012, quando si concretizzerà lo "switch off" da analogico a digitale, l'anno appena concluso ha regalato due sostanziali inversioni di tendenza. La prima riguarda il sorpasso della tv digitale terrestre nei confronti del satellite, con 7,6 milioni di abitazioni dotate di ricevitore per il Dtt (il 34% del totale) contro i 6,6 milioni con almeno un decoder satellitare (il 20% del totale). La seconda attesta la leggera (53% contro 47%) supremazia delle piattaforme digitali (satellite, digitale terrestre e Iptv) rispetto alle tradizionali emittenti analogiche. I dati in questione sono emersi nel corso della quarta Conferenza nazionale sulla tv digitale terrestre che si chiude oggi a Roma sotto l'egida della Dgtvi, l'associazione che riunisce tutti i principali broadcaster italiani.

Il giro d'affari: 25 milioni di pubblicità e 400 milioni dai canali a pagamento

La crescita e la popolarità della nuova Tv non è più quindi una chimera e tantomeno il frutto di una mirata campagna di comunicazione: lo dimostrano alcuni numeri. Nel mese di novembre, le rilevazioni sono di Gfk, sono stati venduti 581 mila decoder digitali – il 74% di questi integrati all'interno di televisori o lettori multimediali – e dal febbraio 2004 a oggi il totale di "scatolotti Dtt" finiti nelle case degli italiani sfiora quota 12 milioni di unità (il parziale del 2008 supera i quattro milioni).

Dal rapporto presentato a Roma si evince inoltre che in Italia gli introiti generati nel 2008 dalla pubblicità è nell'ordine dei 25 milioni di euro (circa il 6% del fatturato complessivo della Tv digitale terrestre, al contrario di quanto si registra in Regno Unito, Francia e Spagna) mentre il valore dei ricavi relativi ai canali a pagamento ha toccato i 400 milioni di euro (cifra, che comprende gli introiti da rivendita di diritti a terzi, quattro volte superiore a quella sviluppata in Inghilterra).

Ulteriore buone nuove per il movimento del Dtt arrivano infine dagli ascolti e dai canali mini-generalisti. I primi, stando ai dati Auditel, confermano per i canali erogati tramite digitale terrestre un'audience pari al 7,8% del totale e a un terzo circa di quelli registrati nel complesso dalle piattaforme digitali, arrivati al 22,8% degli ascolti tv. Per i canali nati con l'obiettivo di concentrare pochi generi di intrattenimento a palinsesto (Rai 4 e Mediaset Iris i più noti) il successo di pubblico è forse andato oltre le previsioni in linea con quanto avvenuto negli altri Paesi Europei, in virtù di un numero di canali gratuiti disponibili su piattaforma Dtt che nel triennio 2005-2008 sono raddoppiati da 13 a 25 fra Italia, Spagna, Regno Unito e Francia.

Frequenze e decoder ostacoli superati ma slittano gli "switch off" del 2009

Andrea Ambrogetti, padrone di casa dell'evento romano, ha approfittato dell'occasione per togliersi alcuni sassolini dalle scarpe, spaziando in lungo e in largo sulle varie componenti della Tv digitale che sta nascendo. Sui decoder il numero uno della Dgtvi ha confermato per esempio come "siamo certi che prima del 2012 tutti lo avranno e nessuno resterà con lo schermo nero" mentre sulla diatriba delle frequenze televisive "il laboratorio Sardegna ci ha tranquillizzati".

Ambrogetti ha quindi ribadito l'importanza strategica del cambiamento in atto – "in Italia c'è soltanto una sana competizione e non c'è contrapposizione tra vecchia e nuova Tv, perché la prima si trasforma semplicemente nella seconda e il digitale terrestre é la porta principale d'ingresso in una Tv che sarà di tutti e per tutti, al di là di ogni equivoco" – e sfatato luoghi comuni e insinuazioni sulla natura esclusiva della piattaforma digitale italiana, sottolineando come "ci si dimentica di quanti nuovi player siano entrati in uno dei sistemi più aperti d'Europa". Dunque le tante nubi che si erano profilate all'orizzonte sembrano svanire ed anche le polemiche nate a valle dello switch off operato in Sardegna sono, a detta del Presidente di Dgtvi, un ricordo: "il 75% della popolazione sarda non ha avuto problemi, il restante 25% li ha comunque superati in modo agevole al di là di qualche limitato e fisiologico intoppo. Oggi in Sardegna oltre il 90% degli abitanti usa il digitale terrestre gratuito e sono state pianificate ben 43 frequenze multiplex".

Ambrogetti nella sua relazione ha quindi spazzato il campo anche dai conflitti di natura politica (che non sono stati pochi) spostando l'attenzione dei diretti interessati sul ruolo del servizio pubblico in relazione alla futura offerta dei contenuti che andranno a comporre il panorama del digitale terrestre.

Non è mancato per finire un affondo ben preciso nei confronti di Sky - "il satellite resta un'offerta importante ma solo accessoria mentre i veri protagonisti del cambiamento della Tv sono in tutta Europa i broadcaster di sempre, con qualche nuovo soggetto pronto ad entrare – e una promessa che è suonata come quasi solenne: "il mio impegno - ha infatti concluso il numero uno di Dgtvi - è che nel 2009 ci sia un bollino blu che indichi a tutti la possibilità di accedere al digitale terrestre e che ci sia un'attenzione particolare alle fasce deboli".

L'Adiconsum, che ha espresso soddisfazione per la nascita della piattaforma (Tivù) che porterà tutti i canali in chiaro del digitale terrestre (esclusi quelli a pagamento) sul satellite, prende nota. E prende anche atto del fatto che le date della migrazione da analogico a digitale previste nel 2009 saranno posticipate: in Valle d'Aosta lo "switch off" slitta da metà maggio a metà settembre, in Piemonte lo spegnimento dei canali tradizionali avverrà non più a luglio ma tra il 24 settembre e il 9 ottobre e a seguire chiuderanno l'iter il Trentino (fra il 15 e il 30 ottobre), l'Alto Adige (tra il 26 ottobre e il 13 novembre), il Lazio (tra il 16 e il 30 novembre) e infine la Campania (tra il primo e il 16 dicembre).

 

 

Digitale terrestre: lo "switch off" italiano fra i più veloci d'Europa

di Gianni Rusconi

10 novembre 2009

Secondo il calendario previsto dal ministero delle Comunicazioni, entro la fine del prossimo anno il 70% delle popolazione italiana sarà raggiunta dal segnale della televisione digitale terrestre. Un dato che induce a pensare in positivo circa il buon esito del lungo processo di migrazione che porterà allo spegnimento definitivo, nel 2012, della Tv analogica. Problemi tecnici (impianti obsoleti e decoder non certificati) e disservizi per gli utenti a parte, il programma di "switch off" prosegue fra l'ottimismo di istituzioni e operatori. Dalla Dgtvi, l'Associazione che riunisce broadcaster e produttori di decoder e Tv, fanno sapere infatti che le famiglie digitali nel Belpaese, in possesso cioè di apposito decoder (integrato nella Tv o esterno) nella residenza principale, ha ormai superato quota 12 milioni; al 31 dicembre le abitazioni dotate di almeno un ricevitore per accedere ai canali terrestri in chiaro terrestre saliranno al 62% del totale, per circa 36 milioni di cittadini nel complesso. Calendario alla mano, se tutto procederà nel migliore dei modi nel corso del 2010 – quando altre 10 milioni di famiglie saranno interessate dallo switch off, raggiungere il traguardo di un'Italia "all digital" ben prima della scadenza fissata dalla Ue non è una chimera. E se è vero che nelle regioni già oggetto di migrazione l'adozione della Tv digitale terrestre è superiore al 90% si può parlare a pieno titolo di "rivoluzione" in atto, certificata da ascolti che ormai sono superiori a quelli registrati sui canali satellitari. Non v dimenticato per contro che tale "rivoluzione" prese avvio nel lontano 2004, quando iniziò (dal mese di febbraio) una corsa all'acquisto del decoder che ha portato oggi il numero cumulato di ricevitori venduti (alcuni dei quali probabilmente inutilizzabili) ben oltre quota 19 milioni

Cosa succede negli altri Paesi

Se l'Italia in fatto di digitalizzazione televisiva corre, non si può dire la stessa cosa per alcuni dei principali paesi europei. In Francia, per esempio, sebbene l'accesso ai canali terrestri riguardi attualmente una larghissima parte della popolazione, la capitale Parigi e l'intera regione dell'Ile-de-France abbandonerà definitivamente il segnale analogico solo nel marzo del 2011, un anno e mezzo dopo il passaggio al digitale terrestre di Roma e del Lazio. In Germania, Paese molto avanti nel processo di transizione (Berlino è divenuta la prima città a spegnere definitivamente il segnale analogico terrestre nell'agosto del 2003), le prime trasmissioni a pagamento su piattaforma Dtt sono partite solo da poco e in aree cittadine assai limitate mentre Mediaset Premium, in Italia, è un concorrente di tutto rispetto della prima (nonché unica) pay tv satellitare nazionale, e cioè Sky. Sorprende forse ancora di più il fatto che in Danimarca, culla come tutti gli stati nordici delle nuove tecnologie, molte famiglie (120mila a metà ottobre) secondo le stime della società di ricerche Tns Gallup) si siano dichiarate impreparate ad abbandonare l'analogico a pochi giorni dal completamento dello switch-off. Esempi invece virtuosi in tema di Tv digitale arrivano dalla Spagna e dall'Inghilterra. Nel Regno Unito, infatti, la Bbc sta lavorando attivamente all'implementazione dello standard ad alta capacità trasmissiva Dvb-T2 su una parte della propria rete di trasmissione confermando il lancio per dicembre dei primi servizi in alta definizione su digitale terrestre nelle aree già oggetto di switch-off. Lo stesso dovrebbe fare presto, con una programmazione ancora però non definita, anche la Rai, che ha già trasmesso in alta definizione alcuni eventi (sportivi per lo più) utilizzando il canale sperimentale Rai Test HD. In Spagna, infine, a circa sei mesi dallo switch-off definitivo, almeno sette famiglie su 10 sono già sintonizzate sul digitale terrestre e, particolare non da poco, la quota di ascolto della nuova piattaforma ha superato a settembre il 45%, contro il 33,6% della televisione analogica terrestre.

10 novembre 2009

 

 

Tv digitale, "switch off" ad ostacoli. Altroconsumo porta in tribunale la Rai

di Gianni Rusconi

2 novembre 2009

Con una nota resa pubblica il 2 novembre in mattinata, l'Associazione dei consumatori chiama la Rai a giudizio con un ricorso d'urgenza presso il Tribunale di Roma "per evitare che la pratica degli oscuramenti del servizio pubblico radiotelevisivo continui". La querelle si riferisce alla decisione presa questa estate dai vertici di Viale Mazzini di togliere dal satellite alcuni canali dell'emittente di Stato e per Altroconsumo l'intervento volto a oscurare trasmissioni Rai – così si legge nel comunicato – "è una pratica commerciale scorretta e lesiva dei diritti e degli interessi collettivi dei consumatori utenti. Privare gli utenti della visione di telegiornali, programmi di attualità e approfondimento politico e persino le previsioni meteo, significa aver violato il Testo Unico sulla radiodiffusione, il contratto di servizio e la delibera 481/06/ CONS dell'Autorità garante per le comunicazioni. Queste norme impongono al servizio pubblico di trasmettere su tutte le piattaforme esistenti". Anche il satellite.

L'affondo è preciso e circostanziato e trova riscontro in alcuni dati elaborati da Altroconsumo, secondo cui dal 4 agosto al 4 ottobre 2009 è stato impossibile vedere sul satellite Raiuno per 87 ore 58 minuti e 54 secondi, Raidue per 220 ore 26 minuti 23 secondi, Raitre per 104 ore 53 minuti 31 secondi. Numeri a parte, la questione è importante perché si lega a filo doppio con le operazioni di switch off e switch over per la migrazione alla Tv digitale. La tesi dell'Associazione è in quest'ottica molto esplicita: "per le oltre un milione e mezzo di famiglie italiane che non saranno mai raggiunte dal segnale televisivo terrestre sarà impossibile accedere ai contenuti del servizio pubblico Rai attraverso il canale satellitare", a meno che non si portino a casa un decoder digitale in grado di ricevere i programmi trasmessi dalla neonata piattaforma satellitare TivùSat. Perché, questo il succo del ricorso, un abbonato che paga regolarmente il canone alla Tv pubblica deve essere obbligato ad acquistare il nuovo ricevitore - diverso da quello del digitale terrestre e con costi che variano da 89 a 149 euro - pur se in possesso di un altro decoder satellitare (di tipo free to air o quello di Sky) e costretto a versare sei euro per l'utilizzo del software di gestione della smartcard che abilita l'accesso alla programmazione Tivùsat? E perché gli utenti già privati di parte della programmazione Rai devono necessariamente richiedere l'assistenza di un antennista al fine di adeguare gli impianti satellitari domestici alla coesistenza dei due decoder? Domande che rimandano a un problema "strutturale" di fondo – cui Sky cerca di ovviare con la sua Digital Key – per il quale Altroconsumo avrebbe una precisa risposta: inibire il prima possibile la pratica illecita degli oscuramenti. Che altro non è che la richiesta formulata in carta bollata al giudice del Tribunale di Roma.

Oltre sei milioni di famiglie "all digital" entro il 2009

Il processo di spegnimento regione per regione della Tv analogica intanto prosegue – da ottobre a dicembre oltre sei milioni di famiglie italiane di cinque regioni e due province autonome, pari al 30% della popolazione, saranno interessate dal passaggio completo al digitale terrestre – ma non è esente da problemi e polemiche. Sebbene dal viceministro per lo sviluppo economico Paolo Romani arrivino a più riprese rassicurazioni sulla bontà delle operazioni di switch off, molti utenti continuano a incontrare vari ostacoli per poter abbracciare in tutto e per tutto la nuova era della televisione non a pagamento. Mancano a dir la verità dati precisi su quanti dei tanti milioni di italiani passati al digitale terrestre abbiano lamentato o stiano tutt'ora lamentando problemi di ricezione del segnale o difficoltà tecniche di vario genere al decoder (2,2 milioni quelli interattivi acquistati con il contributo statale di 50 euro, per un totale di 210 milioni di euro di spesa) o all'impianto. Il quadro è quindi tutt'altro che chiaro e il fatto che le telefonate al call center nazionale per richiedere assistenza siano in aumento (gli ultimi dati si riferiscono allo switch off del Trentino) sono un segnale che qualche intoppo esiste. Oltretutto nel programma delle transizioni predisposto dal Ministero è stato previsto un periodo di circa 15 giorni per consentire alle emittenti di effettuare gli interventi tecnici necessari su tutti gli impianti e ridurre in tempi brevi eventuali disagi per i cittadini. Disagi che, a quanto sembra, ci sono e non sono così isolati come forse si vorrebbe far credere. Non tutte le aree del Belpaese si presentano infatti all'appuntamento con il passaggio alla Tv digitale come l'Alto Adige, dove il segnale analogico verrà spento del tutto entro l'11 novembre. Quasi l'80% degli utenti altoatesini possedeva infatti un decoder necessario a ricevere i canali del digitale terrestre prima del 28 ottobre (data di inizio dello switch off) e stando alle autorità locali i disagi saranno contenuti dato l'ottimo livello di conoscenza del fenomeno della popolazione altoatesina. In Ligura, per contro, alcuni consiglieri regionali hanno chiesto un fondo straordinario per aiutare i cittadini meno abbienti (anziani in particolare) ad acquistare il decoder per il digitale terrestre. Una riprova del livello di "affidabilità tecnica" della migrazione alla nuova Tv lo avremo comunque molto presto, il 16 novembre, quando sarà il turno del Lazio. Come sarà il battesimo "all digital" di Roma, prima capitale europea a compiere questo passo?

2 novembre 2009

 

 

 

 

 

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IL GIORNALE

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L'OSSERVATORE ROMANO

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IL MATTINO

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La GAZZETTA dello SPORT

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CORRIERE dello SPORT

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LA STAMPA

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SORRISI e CANZONI

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